Il 2009 per il WWF verrà ricordato in Italia come un anno critico per l’ambiente, dalla pioggia di cemento attraverso i piani casa alle continue alluvioni e frane, dal rilancio del nucleare a quello di infrastrutture imponenti e discutibili come il Ponte sullo Stretto, dalle vicende delle navi dei veleni ai tentativi di deregulation sulla caccia. Il Belpaese ha poi mostrato in maniera particolare tutta la sua fragilità ambientale, aggravata anche dai sempre più violenti effetti dei mutamenti climatici, e una sofferenza cronica rispetto a gravi problemi di inquinamento che si trascina dal passato e che scelte pericolose come il nucleare rischiano di aggravare ulteriormente. E la ‘cartina tornasole’ sulle scelte di politica ambientala, ovvero, la Finanziaria 2010, mette a nudo l’assenza di strategia e finanziamenti su questo fronte lasciando così l’ambiente a ‘tasche vuote’ nonostante gli impegni proclamati in ambito internazionale, dal clima alla biodiversità.
Ecco in dettaglio i 6 capitoli ‘bui’ per l’ambiente nel 2009:
L’ANNO DEL CEMENTO
Già a metà anno la denuncia del WWF era stata lanciata dopo aver assistito ad un vero e proprio boom edificatorio in moltissime città (clamoroso l’esempio di Roma) e alla luce dei cosiddetti Piani Casa, approvati in modo autonomo da tutte le Regioni e che hanno dato vita ad una normativa disomogenea che è andata ben oltre gli ampliamenti delle abitazioni uni e bifamiliari. Addirittura nel caso della Sardegna il Piano Casa regionale ha interferito in modo pesante con tutti i vincoli posti dalla pianificazione paesaggistica.
Interventi di questo tipo mostrano tutta la loro assurdità se si pensa a quello che è accaduto nel 2009: dal terremoto dell’Aquila all’alluvione con frana in provincia di Messina e poi più recentemente anche ad Ischia ed in Toscana in Garfagnana e Versilia. In questa Italia a rischio, ormai molto ben conosciuta, non solo tardano gli interventi di messa in sicurezza ma mancano tutte le azioni preventive serie, oltre che repressive, che frenino altre infrastrutturazioni in aree sensibili per le caratteristiche sismiche o idrogeologiche.
ITALIA ATOMICA
Il 2009 verrà sicuramente ricordato per il rilancio del nucleare, una ‘virata’ di 180 gradi nelle politiche che riguardano l’ambiente forse ancora poco percepita, per la gravità degli effetti e l’assurdità degli investimenti, dalla grande opinione pubblica. Mancano ancora alcuni mesi per la decisione definitiva sulla localizzazione dei siti delle nuove centrali e del centro nazionale di stoccaggio dei rifiuti radioattivi e com’è noto si aspettano le elezioni regionali per timore di possibili ripercussioni sul voto, ma la scelta nucleare è stata ormai decisa dal Parlamento alla fine di luglio. Ben 10 Regioni, ritenendosi giustamente escluse dal processo decisionale, hanno ricorso in Corte Costituzionale che si pronuncerà nel 2010. A quel punto la questione inizierà ad essere percepita come concreta ed imminente e si apriranno nuovi confronti che inevitabilmente coinvolgeranno in modo più diretto le popolazioni delle zone prescelte per i nuovi impianti.
FINANZIARIA 2010: LA ‘CARTINA TORNASOLE’ DI UN’ITALIA ‘DISTRATTA’
C’è ancora una significativa discrepanza tra le dichiarazioni di principio che, soprattutto a livello internazionale, il Governo assume e l’attuazione delle politiche ambientali in Italia. Buoni e in larga misura condivisibili sono stati i documenti conclusivi del G8 Ambiente di Siracusa (in aprile), e del G8 dell’Aquila (a luglio), ma ben poco di tutto ciò si è visto nel pratico. Ma i segnali che in generale la politica italiana sta dando vanno nella direzione opposta. La cartina tornasole sulla ‘sensibilità’ ambientale delle politiche nazionali è proprio la Legge Finanziaria approvata in Parlamento che traghetta l’Italia verso il 2010. Si inizia l’ anno internazionale della biodiversità come dichiarato dall’UICN senza stanziamenti adeguati: il nostro paese, che detiene molti primati in termini di ricchezza di specie e habitat, non destina nemmeno un centesimo di euro per la definizione e attuazione della Strategia Nazionale a tutela della biodiversità, nonostante le scadenze internazionali (Countdown 2010) e i solenni impegni assunti con la Carta di Siracusa, a conclusione del G8 Ambiente. E nell’Anno del Clima, a pochi giorni dalla conclusione del vertice di Copenaghen dove il tema dell’aiuto allo sviluppo è stato centrale, suona stridente la conferma del taglio, già operato con la Legge Finanziaria 2009, del 49%, dei fondi destinati con la Legge Finanziaria 2008 all’aiuto pubblico in favore dei Paesi in via di sviluppo. Ci si è dimenticati poi degli impegni assunti dall’Italia sui cambiamenti climatici assunti sempre in sede G8 in attuazione del Protocollo di Kyoto visto che non è previsto alcun fondo (la Legge Finanziaria 2007 destinava 200 milioni di euro al Fondo rotativo per Kyoto) e non è stato individuato alcuno strumento per la riduzione delle emissioni di Co2. Come se non bastasse, in campo energetico sono stati tagliati i 50 milioni di euro destinati complessivamente al Fondo sull’efficienza energetica (38,624 mln, nel 2009) e agli incentivi per il risparmio energetico (11,587 mln di euro, nel 2009) e non c’è traccia della copertura della detrazione di imposta del 55% per interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti.
Nonostante le sacrosante proteste del Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nel 2010 diminuiranno nel loro complesso le risorse per l’ambiente: circa 276 milioni di euro (tra Legge Finanziaria e Bilancio 2010), spiccioli se si considera che stiamo parlando di difesa mare, difesa suolo e bonifiche, aree protette, ISPRA e CITES, Convenzione internazionale sul commercio delle specie protette. Il rischio è anche quello di una significativa diminuzione dei controlli ambientali per mancanza di risorse visto che a ISPRA, nella quale sono confluiti anche ICRAM (l’Istituto di ricerca sul mare) e INFS, (l’Istituto nazionale per la fauna selvatica) si destinano nel 2010 solo 86 milioni di euro quando alla sola APAT lo scorso anno, la Legge Finanziaria 2009 destinava 90 milioni di euro.
GRANDI OPERE, MA NELL’ELENCO IL RIPRISTINO DEL TERRITORIO ANCORA NON C’E’
Il Governo insiste sull’impostazione delle grandi opere strategiche destinando oltre 1 miliardo e 564 milioni circa di euro alle infrastrutture strategiche (autostrade e linee ad alta velocità ferroviaria) a fronte di fondi 15 volte inferiori destinati alla mobilità urbana (solo 120 milioni di euro).
Dunque i disastri continuano a non insegnare nulla visto che non si hanno notizie della più grande e importante opera pubblica del Paese, ovvero, la sistemazione del dissesto idrogeologico ancora senza finanziamenti adeguati e senza un piano pluriennale d’interventi. Il 2009 sarà ricordato anche per il disastro ferroviario di Viareggio e anche per questo appare clamoroso il fatto che non ci siano risorse né per la sicurezza ferroviaria né per quella stradale. Eppure, per rimarcare la scelta delle Grandi Opere strategiche per il Paese si è arrivati persino al tentativo di far passare la variante ferroviaria di Cannitello a Reggio Calabria, opera da tempo aspettata e richiesta per migliorare il traffico ferroviario e come tale approvata, quale avvio della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina; restano ancora le follie dell’Autostrada della Maremma la cui scelleratezza economica ed ambientale è chiarissima e l’Alta Velocità.
L’EREDITA’ DEI VELENI
Il 2009 verrà ricordato anche per il tema delle navi dei veleni: nonostante le notizie fossero da anni circolate anche in ambito parlamentare e fossero oggetto d’indagine da parte di diverse Procure, quest’anno il tema ha suscitato grandissima attenzione. Nonostante il gran clamore mediatico suscitato, il tema sembra essere precipitato di nuovo nel silenzio come se le rassicurazioni date per il carico della nave inabissata a largo di Cetraro possano estendersi alle altre decine di navi del cui affondamento doloso si ormai certi.
BIODIVERSITA’: UN BRUTTO BIGLIETTO DA VISITA PER IL 2010
Se il 2009 è stato l’anno del clima, il 2010 sarà l’anno internazionale della biodiversità e, oltre al già citato mancato finanziamento per attuare la Convenzione internazionale sulla biodiversità , il WWF segnala continui tentativi di modificare, peggiorandole, le leggi italiane sulla tutela della natura e della fauna selvatica, come ad esempio la Legge quadro sulla caccia. Nel corso del 2009 infatti sono stati numerosi i tentativi di approvare pessime modifiche, con la tecnica degli emendamenti “blitz” presentati in disegni di legge in discussione aventi ad oggetto materie del tutto diverse. Grazie alla mobilitazione tempestiva del WWF e delle altre associazioni queste modifiche sono state respinte. Non abbiamo, invece, registrato nel corso dell’anno alcun segnale in positivo per la tutela della fauna, dei parchi, degli habitat naturali, del mare, che sarebbero invece assolutamente necessari in un Paese che divora ogni anno una percentuale preoccupante del patrimonio di biodiversità e di territorio.
mercoledì 30 dicembre 2009
sabato 19 dicembre 2009
Summit di Copenhagen: un fallimento
L'ACCORDO DI COPENAGHEN: UN TESTO MEZZO CRUDO
DI CONTENUTI POCO CHIARI”
I negoziati sul clima di Copenaghen sono stati a un passo dal fallimento totale e comunque hanno rappresentato una notevole delusione rispetto alle aspettative. Dopo aver seguito i lavori ininterrottamente per tutta la notte e per gran parte della giornata odierna, il WWF osserva che la capacità dei Paesi di abbandonare gli egoismi e agire insieme è di gran lunga troppo debole per affrontare i pericoli del cambiamento climatico e questo espone il Pianeta a rischi immensi: bisogna reagire. Lo ha dichiarato oggi il WWF.
“Copenaghen è stato sull’orlo del fallimento a causa di una sfavorevole combinazione tra scarsa leadership, interessi nazionali e di potentissime lobby e basso livello di ambizione – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che ha seguito i negoziati a Copenaghen – Impegni a parole, ma solo parzialmente sentiti, per proteggere il nostro Pianeta da un pericolosissimo cambiamento climatico, non sono sufficienti per affrontare una crisi che richiede modi completamente nuovi di collaborazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri.”
I politici in tutto il mondo – in teoria – sembrano essere d’accordo che il riscaldamento globale deve rimanere al di sotto dei 2°C, limite cruciale per evitare gli impatti più disastrosi del cambiamento climatico. Ma in pratica gli impegni che i politici hanno messo sul tavolo portano a un aumento delle temperature di 3° C se non di più, secondo le stime del WWF.
“Nella distanza che c’è tra la retorica e la realtà dell’azione contro il cambiamento climatico, si trovano milioni di vite, centinaia di miliardi di dollari e un gran numero di opportunità perse – ha aggiunto Mariagrazia Midulla del WWF Italia.
L’attenzione ora si sposterà sulle prossime fasi dei negoziati, che devono rilanciare la realizzazione dell’ accordo, ma anche, su un versante positivo, sulla moltitudine di iniziative messe in campo da Paesi, città, imprese e comunità che stanno iniziando dalla base a costruire economie a basso contenuto di carbonio.
Il WWF ha analizzato l’esito della Conferenza rispetto a una “pagella” di 10 elementi, riscontrando che non è stato raggiunto nessuno degli obiettivi necessari per realizzare l’intenzione politica di mantenere il riscaldamento medio globale sotto il limite cruciale di 2°C, ormai ampiamente condiviso, sebbene qualcuno di essi sia stato in parte soddisfatto.
Il testo dell’Accordo di Copenaghen è ben lontano dal diventare una cornice legalmente vincolante per un’azione decisiva contro il cambiamento climatico.
“Serviva subito il migliore accordo, dovremo lavorarci ancora – ha detto Mariagrazia Midulla del WWF Italia – Dopo due anni di negoziati abbiamo in mano un testo mezzo crudo, dai contenuti poco chiari, e un nuovo mandato. Nessuno degli ostacoli politici all’azione per il clima è stato risolto, con l’ eccezione dell’avvio degli aiuti finanziari.”
La mancanza di chiarezza è ben illustrata dalla richiesta che il picco delle emissioni globali avvenga “il più presto possibile”, in contrasto con l’appello dell’IPCC perché il picco massimo si registri nel 2017.
Gli impegni di riduzione delle emissioni restano molto inferiori rispetto a quanto servirebbe, tanto che anche un’analisi del segretariato della Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (UNFCCC) mostra una ricaduta che porterebbe a un aumento di almeno 3°C.
“Siamo delusi, ma la storia continua – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – La società civile è stata quasi completamente esclusa dalle ultime fasi dei negoziati e questa assenza si è fatta sentire durante i giorni conclusivi del vertice. Possiamo comunque garantire al mondo che il WWF e altre organizzazioni della società civile continueranno a impegnarsi in ogni fase dei prossimi negoziati, perché combattere i cambiamenti del clima non è una scelta, è un obbligo”
DI CONTENUTI POCO CHIARI”
I negoziati sul clima di Copenaghen sono stati a un passo dal fallimento totale e comunque hanno rappresentato una notevole delusione rispetto alle aspettative. Dopo aver seguito i lavori ininterrottamente per tutta la notte e per gran parte della giornata odierna, il WWF osserva che la capacità dei Paesi di abbandonare gli egoismi e agire insieme è di gran lunga troppo debole per affrontare i pericoli del cambiamento climatico e questo espone il Pianeta a rischi immensi: bisogna reagire. Lo ha dichiarato oggi il WWF.
“Copenaghen è stato sull’orlo del fallimento a causa di una sfavorevole combinazione tra scarsa leadership, interessi nazionali e di potentissime lobby e basso livello di ambizione – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che ha seguito i negoziati a Copenaghen – Impegni a parole, ma solo parzialmente sentiti, per proteggere il nostro Pianeta da un pericolosissimo cambiamento climatico, non sono sufficienti per affrontare una crisi che richiede modi completamente nuovi di collaborazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri.”
I politici in tutto il mondo – in teoria – sembrano essere d’accordo che il riscaldamento globale deve rimanere al di sotto dei 2°C, limite cruciale per evitare gli impatti più disastrosi del cambiamento climatico. Ma in pratica gli impegni che i politici hanno messo sul tavolo portano a un aumento delle temperature di 3° C se non di più, secondo le stime del WWF.
“Nella distanza che c’è tra la retorica e la realtà dell’azione contro il cambiamento climatico, si trovano milioni di vite, centinaia di miliardi di dollari e un gran numero di opportunità perse – ha aggiunto Mariagrazia Midulla del WWF Italia.
L’attenzione ora si sposterà sulle prossime fasi dei negoziati, che devono rilanciare la realizzazione dell’ accordo, ma anche, su un versante positivo, sulla moltitudine di iniziative messe in campo da Paesi, città, imprese e comunità che stanno iniziando dalla base a costruire economie a basso contenuto di carbonio.
Il WWF ha analizzato l’esito della Conferenza rispetto a una “pagella” di 10 elementi, riscontrando che non è stato raggiunto nessuno degli obiettivi necessari per realizzare l’intenzione politica di mantenere il riscaldamento medio globale sotto il limite cruciale di 2°C, ormai ampiamente condiviso, sebbene qualcuno di essi sia stato in parte soddisfatto.
Il testo dell’Accordo di Copenaghen è ben lontano dal diventare una cornice legalmente vincolante per un’azione decisiva contro il cambiamento climatico.
“Serviva subito il migliore accordo, dovremo lavorarci ancora – ha detto Mariagrazia Midulla del WWF Italia – Dopo due anni di negoziati abbiamo in mano un testo mezzo crudo, dai contenuti poco chiari, e un nuovo mandato. Nessuno degli ostacoli politici all’azione per il clima è stato risolto, con l’ eccezione dell’avvio degli aiuti finanziari.”
La mancanza di chiarezza è ben illustrata dalla richiesta che il picco delle emissioni globali avvenga “il più presto possibile”, in contrasto con l’appello dell’IPCC perché il picco massimo si registri nel 2017.
Gli impegni di riduzione delle emissioni restano molto inferiori rispetto a quanto servirebbe, tanto che anche un’analisi del segretariato della Convenzione Quadro per i Cambiamenti Climatici (UNFCCC) mostra una ricaduta che porterebbe a un aumento di almeno 3°C.
“Siamo delusi, ma la storia continua – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – La società civile è stata quasi completamente esclusa dalle ultime fasi dei negoziati e questa assenza si è fatta sentire durante i giorni conclusivi del vertice. Possiamo comunque garantire al mondo che il WWF e altre organizzazioni della società civile continueranno a impegnarsi in ogni fase dei prossimi negoziati, perché combattere i cambiamenti del clima non è una scelta, è un obbligo”
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